(Setola Di Maiale 2012)
Chitarra, effetti e live loops, batteria, percussioni e live
electronics.
Questo son Dialvogue (Andrea Bolzoni e
Daniele Frati).
Quindici passaggi impro, frammentati e
malinconicamente tormentati.
Costantemente strattonati, allungati
e sovrapposti, dall’urto dell’elettronica.
Che, ne deforma il
perimetro, ed amplia la gamma espressiva.
Dove la batteria,
s’attesta in territori a maggior tasso free jazz, mentre la chitarra,
s’avvita spesso in intrichi molto rock (post, con corposa attitudine,
lisergico/contemplativa).
Quando lo stretto avviluppo, fra
spippolamenti, desertiche linee e frammentazione ritmica riesce
(Reunion, Disagreement, Expressed Monologue,
Reflection, Butterflies, Incomprehensions, la
conclusiva, ambientale e tremolante, Inhale Exhale), siam in
territori d’eccellenza, da indagar accuratamente.
Dove ci si
perde, la noia vince (astrazioni tirate per le lunghe, ornitologia e
pigolamenti, certe ovvietà di genere, che il digitale non
muta).
Ma l’immaginario evocato, solletica e stuzzica non
poco.
Riuscite ad immaginare, il Neil Young di “Dead
Man”, alle prese con della impro detritica?
Neanche io.
Ma
spesso, l’idea par proprio questa.
Veloci sketch, che lascian
intravedere, senza mai mostrar appieno, le qualità del
duo.
Ma la ciccia, par esserci.
Dategli tempo.
Voto: 6
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