Herbert Deutsh ‘From Moog to Mac’

(Ravello Records 2012)

Herbert Deutsh è un eclettico personaggio, famoso anzitutto per aver collaborato fianco a fianco con Robert Moog, l’inventore dell’omonimo sintetizzatore. La selezione propostaci dalla Ravello inizia proprio dai brani frutto della collaborazione tra i due a metà degli anni Sessanta, che suonano per la verità come se fossero usciti dalla plancia di comando di un astronave smanettata a casaccio da conducenti impazziti. Più felici gli esiti degli altri brani, dove i suoni del synth fanno da sottofondo straniante a materiali musicali altrimenti familiari. Si passa così da fraseggi blues e canti gospel, affidati al sassofono in improvvisazioni guidate di rileyiana memoria – notevole soprattutto la fantasia su un popolare spiritual della tradizione afro-americana, dove l’equilibrio tra le parti quasi-improvvisative e melodicamente fluenti del sax e gli interventi del synth a drammatizzare la trama è quanto mai riuscito –, a due canzoni scritte negli anni Novanta per il teatro, l’una molto accattivante e vicina a certa new wave anni Ottanta (con un tocco d’esotismo, ottenuto con ammalianti percussioni), l’altra decisamente più sperimentale, alla maniera di un Charles Ives, nel gioco di domanda (accorata) e risposta (sfuggente) intessuto da voce e flauto. Si conclude con due brevi e dolci canzoni senza parole per pianoforte e theremin, il cui melodioso, sensuale e cullante lirismo (che il theremin rende anche, in qualche modo, lunare) testimonia della ancor viva e versatile fantasia creativa di questo interessante autore.

Voto: 7

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