(Autoproduzione 2018)
Come canta in Non di vento ma di parole, a Enzo Beccia, uno dei tanti per i quali Milano ringrazia la Regione Puglia (immagine ben evocata nell’accorata elegia fuoricasa Che si dice a Milano?, senz’altro la canzone più riuscita tra le sette e mezzo di “Per chi viaggia leggero”), piace andare controcorrente. Ai tempi di Calcutta e di Cosmo, per non scrivere di Ermal Meta e Fabrizio Moro, il nostro, chitarrista provetto, non ha paura di ostentare la filiazione diretta dalla tradizione De Andre/De Gregori, con l’importante aiuto dei testi della paroliera Fiorenza Sasso (che si meritano l’elegante libretto esplicativo che accompagna il CD). Qui non si sentirà cantare “gli voglio bene” alla oggettistica varia che accompagna la vita – anche se non c’è spocchia ne Una vita in infradito – e l’ortodossa produzione acustica di Enea Bardi non si presta proprio a flirt con la “trap”. Il sentore di polvere che potrebbe aleggiare è nella sostanza allontanato dalla convinzione intima dell’autore (un anti-cinico, come intona ne Gli indifferenti). Per gli orfani du Fabrizio.
Voto: 6
Marco Fiori