(Ultramarine 2012)
Splendido nastro, per il geniale chitarrista di Seattle.
Dove
il suo artigianato avant (noise, elettroacustico, performativo e
post, post blues), solleva da terra, un’infinità rilucente di
polverose pagliuzze metalliche.
Un orizzonte tremolante, dov’è
facile, immaginar barcollar Travis di “Paris,
Texas”.
Fra istanti di malinconico spaesamento, drones
ascensionali e micro suppliche ronzanti, d’inceppati meccanismi
obsoleti.
Lisergia abbacinante (idealmente prossima, a quel “Are
You Experienced”, del concittadino Hendrix).
Una
meraviglia.
Voto: 8
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