Alexandr Vatagin ‘Serza’

(Valeot 2013)

Bellezza screpolata e compressa, quella contenuta in
“Serza”.
Trenta minuti praticamente da manuale,
cinematografici, aperti e gentili.
Dove lo scricchiolio digitale,
incontra camere acustiche, intrise d’umori che profuman di terra
(Mantova).
Delicata intimità, accesa da folate di
noise armonico/depotenziato e corde vibranti d’arpeggio.
Una terza
prova per l’ucraino Vatagin (violoncello, synth e laptop.
Cofondatore della Valeot, anche in Tupolev e
Port-Royal), dove nulla, puzza d’eccesso o stantio.
Fra
dolente raccoglimento minimale (La Douce).
Trattenuta
ripetizione digitale, a sfaldarsi goccia a goccia, nell’opale di un
piano classicheggiante (March Of The Dancing Barriers).
Piccoli
e grandi roditori dispettosi, a mordicchiare corde elettrificate
(Elisa, l’incantevole Bows And Airplanes), fra chiazze
di luce e vento fresco ad arruffar il pelo.
Hideki Umezawa,
Fabian Pollack, Martin Siewert, Giulio Aldinucci,
i membri dei Tupolev, James Yates, ognuno a metterci del
suo.
Nella calura del primo pomeriggio, chieder di meglio è
impossibile.

Voto: 8

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