(ReR Megacorp 2013)
Nuova fatica per Paolo Angeli, virtuoso della chitarra sarda preparata, praticamente un’orchestra portabile suonata da un solo uomo. Dopo averlo visto dal vivo (qui) passaggio naturale l’ascolto dell’album in silenzio, in quiete. Un ascolto di un’opera che mostra l’abilità del nostro e la sua voglia e capacità di raccontare con lo strumento le sensazioni e le emozioni che per suo tramite ci vengono mostrate. Ogni brano si dipana tra improvvisazione e suoni e colori contaminati del Mediterraneo. Da Baska maturato “in riva al mare” dove Africa, Asia, Europa dialogano tramite le note del pentagramma, attraverso Cose semplici, breve intervallo di meditazione sul senso del fare e dell’essere musicista oggi, al quasi noise di Mascaratu titolo che l’autore identifica con i funghi che lui e la sua famiglia ricercano nella natia Sardegna in autunno. Brani che si muovono nello spazio dell’ascolto, brani che trasportano la mente dell’ascoltatore verso lidi di sogno e di meditazione, Funda de Almohada lento e delicato momento di oblio, A Levante che racconta l’amore di Angeli per il flamenco, la distorsione di Primavera araba che rimanda in parte agli avvenimenti in Medio Oriente nel 2012 e in parte alla Sardegna, patria di colonizzazioni, di saccheggi e di storie che sottotraccia si aprono a chi ha voglia di ascoltarle. Continuare così a raccontare i brani è facile, quasi per Frasi fatte brano di libera improvvisazione che chiude l’album. Ma non basta, bisogna ascoltare, provare e riprovare perché Paolo Angeli sa raccontare, questo è innegabile, e a noi fa bene starlo a sentire, anche questo è innegabile, ve l’assicuro.
Voto: 8
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