(Babel Label 2013)
Improvvisazione cupa e incarognita, per sax, tastiere e
batteria.
Che tende ad evitare la luce piena e ad aggredire,
compatta e tagliente.
Tramite (più o meno), due griglie
d’incastro ben definite.
La prima, rantola in uno spasmo, con le
tastiere a coprire la gamma dei bassi o ad allungarsi, fra toni
alieno/Moog e anelli sibilanti.
Intorno, legni e metalli
svolazzanti, mentre il sax, raschia con le unghie terriccio jazz.
La
seconda, una lenta diluizione (nevrotica e frastagliata), che brilla
di toni lunari.
Includendo e bilanciando, silenzi, sfregamenti
metallici, soffi slabbrati e tasti, alterati e pigolanti.
Lo
steccato lo saltan pure, ma complice anche una registrazione non
proprio convincente, l’effetto generale, oltre che tendente al
monocromatico, è anche di una certa (aggressiva) noia.
Chi
vuole s’accomodi pure.
Voto: 5
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