(Backwards 2013)
Ritorna su questi lidi Fabio Orsi, dopo averci deliziato qualche tempo fa in duo con Gianluca Becuzzi con l’opera ‘Dust tears and clouds’, e lo fa con questo album dedicato all’autunno, opera che esce per una giovane ma agguerrita etichetta pugliese, Backwards. L’idea da cui prende spunto il disco nasce dall’osservazione dei suoni dell’ambiente tra settembre ed ottobre delle città di Taranto e Berlino, l’una che gli ha dato i natali, l’altra attuale residenza del musicista. Orsi, usando la tecnica del fields recordings, interagendo con la chitarra elettrica e l’elettronica ci guida nei meandri della percezione del tempo e dello spazio in questo particolare periodo della stagione. Lo fa con l’album suddiviso in cinque parti che mostrano i diversi e sfaccettati aspetti di un’osservazione malinconica della natura. I brani, stratificazioni di ripetizioni che variano durante la durata immergono l’ascoltatore in uno stato di continua attesa, alimentata dal cambio di brano. I momenti di stasi si alternano ad altri di ripartenza in una continua sovrastimolazione sensoriale che crea attesa e la soddisfa solo in parte, lasciando un resto, un qualcosa impalpabile che aleggia nell’etere. Le fasi di movimento verso un obiettivo, verso un senso ricercato, vengono alternate ad altre di stasi, come ad indicare le continue trasformazioni che avvengono nell’ambiente circostante, per giungere ad una fine, si può dire convenzionale che non si chiude ma apre all’infinito.
Voto: 8
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