(Navona 2013)
La musica dell’australiano Nicholas Vines si inscrive a grandi linee in quella categoria che definirei “complessità calda”, in quanto opposta a meramente cerebrale, e dunque fredda. Certo, elaborate e dunque di difficile comprensione lo sono, queste tre composizioni di Vines, ma non sono prive di una loro obliqua ma non del tutto elusiva, espressività. Espressive di cosa? Ci si potrebbe chiedere. Risponderei, tautologicamente, della complessità stessa; ma non solo della struttura musicale, bensì anche della vita stessa; e così si esce da una circolarità che altrimenti, come accade in molte opere d’avanguardia, diverrebbe inevitabilmente viziosa. Il primo brano, in particolare, che dà il titolo all’intero cd, nel suo “lanciare” il sassofono in impervie quasi-improvvisazioni, alla ricerca di un punto di stabilità che sempre sfugge – in questo giustapporsi di frammenti melodici e ritmici che si incastrano e freneticamente si rincorrono – mi ricorda il concerto per sassofono e orchestra (intitolato significativamente “Panic”) del noto compositore inglese Harrison Birtwistle, così tellurico e labirintico: una vera e propria colata lavica di emozioni contrastanti. Caratteristiche, queste, che non mancano nemmeno negli altri due brani, dove l’uso di una voce solista richiede, e ottiene, alcuni momenti di maggiore distensione lirica.
Voto: 6
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