(Trovarobato/Tannen 2013)
Tornano a bazzicare questi lidi gli Hobocombo, accompagnati come sempre nello spirito e nell’intento dall’insegnamento del mitico compositore Moondog, il “vichingo” della Sixth Avenue. La prima volta ci erano capitati per ‘Now that it’s the opposite, it’s twice upon a time’, ora si presentano con questo album variegato e complesso che oltre a brani di Moondog ne comprende uno di Robert Wyatt, East Timor e altri propri. I nostri si divertono a mostrare le contaminazioni sonore pescate sulla nostra cara Terra, tra swing e rocambolesche virate come in Desert Bogaloo, tumultuose rincorse di un altro mondo “exotico possibile” in Utsu, crescendi improvvisati e citazioni colte in Canon #6 (Vivace), sarabande psichedeliche in To a sea horse, ritmati momenti in crescendo in Five Reasons. Il tutto accompagnato da una raffinata capacità di far dialogare gli strumenti e da una maestria esecutiva unita ad un’aria di sorniona voglia di divertirsi e far divertire che costituisce un piacevolissimo lenitivo per le orecchie deturpate da tanti inutili suoni. Come dire… ben vengano gli Hobocombo!
Voto: 8
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