Lansing McLoskey ‘Specific Gravity’


(Albany 2013)

Il brano che apre il programma, Specific Gravity: 2.72, è particolarmente indicativo della poetica del giovane compositore americano Lansing McLoskey, protagonista di questo cd monografico della Albany Records. Il primo movimento si distingue per il confronto serrato tra passaggi ritmici assertivi, affidati soprattutto a fiati e percussioni, e una linea melodica che si insinua interrogativa tra gli interstizi lasciati aperti. Mano a mano che il discorso procede, il dialogo da conflittuale si fa collaborativo, disteso; i contrasti, pur senza annullarsi, trovano il loro giusto posto all’interno di un eloquio musicalmente più fluido – non è questo, d’altronde, uno degli scopi dell’arte, mostrarci cioè, per via metaforica, come gli aspetti in apparenza scomodi e urtanti possano avere o acquisire un senso proprio? – fino a scomparire del tutto nel secondo movimento, dove è il sassofono a primeggiare, con le sue linee melodiche morbide e sinuose, su di un tappeto minimale disegnato dagli archi e puntellato dalle percussioni. Uno schema, questo, che viene riproposto dall’Autore anche nella sognante e malinconica pavana intitolata Processione di lacrime. Laddove, invece, i caratteri di verve ritmica e di attività contrappuntistica sono paradossalmente esaltati dal Requiem v.2.001, nel quale non mancano tuttavia momenti di assorta contemplazione. Il secondo brano ci apre le porte a un lato forse inaspettato del compositore. Le quattro songs che compongono Sudden Music mostrano infatti una vena lirica posta abilmente al servizio del testo, con il pianoforte che accompagna discreto le ispirate linee melodiche del soprano, in perfetto contrappunto sonoro rispetto alle qualità introspettive, erotiche e ironiche delle poesie di Javen Tanner. La fantasia, lo si sarà capito, non manca certo al Nostro, come dimostra il conclusivo brano, Quartettrope. Si tratta di una composizione nella composizione. Infatti McLoskey ha qui elaborato le sue partiture originali a partire dalla musica di Webern, incastonandole all’interno degli spartiti di quest’ultimo di cui riprende l’aspetto puntillistico, che nell’estensione da lui congegnata si arricchisce di progressioni ritmiche, di climax espressivi non previsti dal compositore austriaco, nelle cui atmosfere rarefatte in ultimo, armonicamente, ci si re-immerge.

Voto: 8

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