(Autoprodotto 2013)
Non ci ha dato nemmeno il tempo di distrarsi qualche mese che siamo di nuovo qui col terzo album dei cari pazzi amici (sì ok, è solo Vanni Fabbri) de La Tosse Grassa. Fortunatamente, lo ritroviamo più o meno nella stessa melma incazzosa in cui li avevamo lasciato.
Inizia una mattinata vomitando qualcosa di “verde pazuzu” e volteggiando qui e lì, lasciandosi poi in un delirante blast beat strillando “la vita è beeellaaaaaaa, sette spose per sette fratelliiiiiiiiii” in un semi-growl ignobile. Confesso che mi è proprio mancato nel suo dolcissimo odio viscerale verso tutto e tutti, in primis, ovviamente, la SIAE.
Mancano un po’ le tematiche omosexual stavolta, a favore di racconti tragici come quelli che troviamo in Santo subito, dove la voglia di spararsi un pippone in terrazzo va a sostituire quella di suicidarsi e volersi ritrovare magnificato dopo la morte; tutto su una base italo-wave goduriosissima.
C’è anche spazio per della sana marchigianità, che qui su Kathodik ovviamente comprendiamo bene (o compatiamo? non mi ricordo) che si conferma benvenuta, specialmente dopo che ci hanno strarotto i coglioni per anni con la Romagna, Milano e Roma.
Insomma, se avete goduto con TG1 e successivo, direi che non c’è motivo per non far godere altrettanto il vostro glande con questo nuovo capolavoro imbevuto di bestemmie, melodie rubate e talento davvero malcelato. Per quanto mi riguarda, ero già straconvinto quando ho sentito la colonna sonora di ‘Nekromantik’ in Ghigliottina e lanciafiamme. Chapeau, Vanni, chapeau.
Voto: 8
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