(Glitterbeat 2013)
La bella donna raffigurata in copertina, non cela sofferenze e dispiaceri. Quel volto rappresenta le sofferenze del popolo Tuareg, che nonostante abbia un passato glorioso, da tempo vive soprusi, malattie e povertà.
Per il loro terzo lavoro, i Tamikrest hanno voluto omaggiare le donne/sorelle, nella loro lingua appunto chatma. I Tamikrest ringraziano le donne che hanno permesso non solo la conservazione dell’etnia Tuareg, ma anche della storia e della cultura, come viene spiegato nel libretto.
Prodotto da Chris Eckman “Charma” è il lavoro migliore dei maliani, che risente di un ottimo lavoro svolto in fase produttiva. Le sonorità, infatti, sono maggiormente scandite e lineari, inoltre, c’è una maggiore propensione alla miscelazione tra ritmiche africane, il blues ed il rock. Non mancano poi elementi più solari come i richiami al reggae (Itous).
Le chitarre elettriche sono sempre ottimamente supportate da una ritmica che riesce a coniugare l’animo africano con quello del rock ‘occidentale’, come emerge in maniera incantevole nelle circolarità avvolgenti e trascinanti di Imanin bas zihoun e nel quasi funky in velocità di Djanegh etoumast.
I Tamikrest questa volta si sono spinti oltre il Sahara, portandoci in un altro deserto, quello che si trova a ridosso del confine tra Usa e Messico, in Timtar, infatti, emergono gradualmente tra le dune sahariane suoni della tradizione Americana, soprattutto per come viene utilizzato il blues. Si tratta di un blues profondissimo e che viene da lontano. Da quell’Africa che ogni appassionato di rock dovrebbe prima o poi incontrare, per comprendere le origini dell’identità di una musica. I Tamikrest sono qui per questo. Per fortuna!!!
Voto: 9
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