Daniele Brusaschetto ‘Rapida e Indolore’

(Bosco Rec 2014)

Annaspi e poi cadi in terra.
Questo è.
Gesto
asciutto/essenziale.
Manteniamo una certa leggera eleganza nel
farlo.
Brusaschetto procede.
Ben oltre la decima
produzione.
In solitudine imperfetta e strappata.
Suono,
silenzio, immobilità.
Ci vuole pazienza nel tormento.
Che
poi, l’affrontarlo con infantile, morbosa lucidità
(nell’espressione e nelle esplosioni/ricordo), non è faccenda
da tutti.
Nove brani, a ricordare che mai, un sole ti esploderà
in piena faccia.
Svanire, certamente.
Ricordandoci che,
come pupi belli, + o -, siam sempre a sbattere due pezzetti di legno
fra di loro, il clak clak prodotto, ci strappa un sorriso, mentre ci
trasciniamo dietro ciarpame ossidato.
Non vincerai mai un premio
come cantautore dell’anno Daniele.
Ma non te ne frega cippa,
questo è chiaro.
Ossessivamente casalingo di produzione,
con meno chitarre e d’elettronica slabbrata, fra pieghe/piaghe e
melodie/gancio.
Confezione artigianale in edizione limitata, con
mosca morta trattenuta da goccia di colla.
Dici breakcore?
Qualcosa dici.
Melodiche allucinazioni anni ottanta? Qualcosa
dici.
Ci senti un disperato sferragliare Jesu (Iglu)?
Qualcosa dici.
Avrei voglia tu te ne andassi, ma non vorrei
lasciare il calore della tua mano nella mia.
Ciccia vera quella
esposta, criminale volger lo sguardo altrove.

Voto: 8

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