(A Simple Lunch 2013)
Tredici esercizi di deliziosa e solitaria ricerca acustica,
eseguiti in collaborativa palestra risonante bolognese (con annesso
pubblico partecipe).
Questo è “Sound Form” del
compositore/pianista Marco Dalpane.
Uno spazio libero non
perimetrato, dove gli strumenti procedono senza strappi, lungo
percorsi illuminati/animati, da un continuo giocoso stupore.
Cinque
microfoni posizionati a distanze variabili dagli strumenti, il
pubblico, invitato a muoversi liberamente durante la performance, in
maniera da poter coglier le variazioni del suono in relazione con
l’ambiente.
Aggiungendovi l’imprevisto ben accolto.
Piano,
fisarmonica, percussioni e toy piano, che s’alternano in
un’esplorazione ascensionale e coinvolgente, comprensiva di cangianti
istanti di (umanizzato) minimalismo non descrittivo (le progressioni
pianistiche intrise d’alba e rugiada di, The Center Is Everywhere,
Mapping The Sky, Magnifying The Microbial World, Land
Surveying, Aha Erlebnis, Insight).
Gestualità
e lignee strutture cicliche (The Coming Of A New Ice Age,
Permafrost And Seasonally Frozen Heart), l’orecchio che si
riallinea e pacifica con un vivo silenzio.
Sequenze droning
d’evocativa malinconia popolare (o il contrario, la fisarmonica di
Gulf Stream, sudata nel movimento ed i tangibili, materici
tormenti, della pastorale The Fall).
Una consapevole (nuda
e cruda), offerta di di relazione, senza alcun confine da
rispettare.
Voto: 8
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