(Sono Luminus 2014)
Da tempo sogno che una casa discografica di alto livello intraprenda l’incisione dell’integrale dei quartetti d’archi di Peter Sculthorpe, il maggior compositore australiano (nato nel 1929 e scomparso nell’agosto del 2014) e una delle voci più autorevoli e originali della musica del secondo Novecento e contemporanea. Nel frattempo, giunge quanto mai gradita l’incisione dell’integrale della produzione di Sculthorpe per quartetto d’archi e didgeridoo. A rendere possibile questa impresa, la sempre più intraprendente etichetta Sono Luminus, che ha il merito anche di affidarsi a interpreti giovani ma già di testimoniata fama, nella fattispecie, il Del Sol Quartet – erede accreditato, per musicalità e repertorio, del californiano Kronos Quartet – e di Stephen Kent al didgeridoo, strumento tipico della tradizione australiana. Proprio questo è il punto di partenza imprescindibile per capire il percorso artistico di Sculthorpe: il suo legame con la musica aborigena australiana ma anche dei (relativamente vicini) Giappone e Indonesia, e l’ispirazione che i paesaggi della propria terra d’origine (la Tasmania, soprattutto) ha esercitato su di lui. Punto di partenza personale, dunque, che però egli trascende e rende universale senza tradirne la natura, ma anzi rivelandone la più intima essenza: paradosso estetico che si erge a manifesto della sua poetica musicale, la quale si nutre di canti tradizionali, appunto, che egli dispiega in estatici slanci di commovente lirismo, non prima di averne esplorato gli aspetti più dolenti, lamentosi, con cui raggiunge dei climax emotivi resi ancor più toccanti dai ritmi ostinati, di un tribalismo colto memore della lezione di uno Stravinskij ma non estranei alle poliritmie delle orchestre di Gamelan. Nella sua musica Sculthorpe riesce infatti a dar voce alla sofferenza della natura, come pure al desiderio di libertà dei suoi abitanti più sensibili, sedotti non da ultimo dalle sonorità particolari che il compositore australiano riesce a ottenere: si pensi a come egli fonde il suono profondo e materico del didgeridoo con il manto sinuoso e avvolgente degli archi, ai quali spetta talvolta anche il compito di imitare i suoni stessi della natura, degli stormi di uccelli che solitamente segnano, nei brani del compositore australiano, il passaggio dall’ombra alla luce. Un impasto timbrico assolutamente unico, che possiamo apprezzare in tutta la sua magia grazie anche al CD blu-ray (allegato ai due normali CD audio) che, insieme a un libretto completissimo di indicazioni biografiche e descrizioni dei brani eseguiti, fanno di questa produzione Dorian Sono Luminus un inestimabile dono agli ascoltatori che vogliano affrontare alcune delle più distintive esperienze che il mondo musicale contemporaneo può offrire.
Voto: 10
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