(Navona 2014)
La musica orchestrale di Michael G. Cunningham è (così, perlomeno, sembra a me) paradigmaticamente americana. In essa si sente l’atteggiamento affermativo dello spirito a stelle e strisce, cui danno voce un indefesso dinamismo ritmico, nonché il complesso interplay di possenti blocchi delle sezioni orchestrali di volta in volta contrapposte. Non mancano tuttavia elementi di tensione e oscurità, soprattutto per via di un taglio armonico che trascende spesso i confini della tonalità, per accedere a territori cromatici e più dissonanti. Come pure non mancano, al tempo stesso, momenti di lirica distensione (si pensi all’andante centrale del concerto per pianoforte: memore di una ballad jazz, seppur fortemente stilizzata), che arricchiscono emotivamente una scrittura che, nel suo enfatizzare la densità contrappuntistica, rivela la provata maestria di un autore senz’altro meritevole di attenzione.
Voto: 6
Filippo Focosi