(DeAmbula/Riff/Hyphen/Icore/Goodfellas 2014)
Terzo lavoro per gli abruzzesi Marigold, gruppo nato attorno alla figura di Marco Campitelli e che dopo vari cambi di formazione si è assestato su una formazione a tre. Tuttavia, i Marigold per questo disco si sono avvalsi della collaborazione di vari artisti, a partire da Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, con il quale Campitelli condivide il progetto degli Oslo Tapes, Gioele Valenti degli Herself e Toshi Kasai che ha prodotto il disco e che ha lavorato con i Melvins.
“Kanaval” è un lavoro molto sperimentale, nel quale il trio abruzzese miscela post-rock, noise e reiterazione mantrica.
I brani sono tutti densi, intensi e con intrecci sonori intriganti. Il trio si muove lungo coordinate poco ortodosse, miscelando sonorità, passando da momenti minimali (Organ grinder), ad altri mantrici e circolari (So say hello).
Il trio ha anche momenti nostalgici, rileggendo in modo accattivante il grunge che coniuga gli Alice In Chains con il Santo niente (Sic transit gloria mundi). Se con Fade down to go down i Marigold intorpidiscono l’ascoltatore con ritmi tribali, con Sludge-jungle lo scuotono grazie alle rincorse noise e lo intrigano con gli intrecci sperimentali di Demon leech.
Un lavoro ben riuscito che molto probabilmente entrerà nella mia playlist di fine anno.
Voto: 9
Vittorio Lannutti