(Autoprodotto 2015)
Mi piacerebbe liquidare la nuova fatica dei Godwatt, ‘MMXVXMM’, con un bel “grande disco signore e signori! Suona da paura! Cosa fate ancora qui? Andate a sentirvelo!”. Tuttavia sarebbe troppo bello per la mia pigrizia e poco onesto nei confronti della premiata ditta “Homme-Garcia & co”. Sì, perché se avete ascoltato almeno una volta ‘Blues For The Red Sun’, e se non lo avete ancora fatto non so proprio a cosa vi servano le orecchie, capirete subito, immergendovi tra i suoni megalitici di questo trio frosinate, che qui ogni aspetto ritmico e musicale sa di Kyuss, persino la voce, che però nell’economia del disco, non riveste un ruolo da prima donna.
Ma sempre per essere onesti, bisogna dire che in generale nel panorama stoner, dopo i Kyuss nessuno ha detto nulla di nuovo, eccetto forse per gli Sleep. Dunque se condanno i Godwatt di aver rubato parecchio dal sound sabbioso della Palm Desert di fine degli anni ’80, allora indirettamente sto scavando una fossa enorme per seppellire i vari Fu Manchu, The Sword, Red Fang, Goatsnake, Mondo Generator, Monster Magnet e pure quelle accidenti di ‘Desert Sessions’ di quell’ego-maniaco di Homme, più soporifere delle cerimonie eucaristiche neocatecumenali. Dunque cosa dovrei fare? Bocciare un gran bel disco solo perché il suono non è originale? Sarebbe come buttare nel cesso la discografia dei Soundgarden perché a volte sa di Led Zeppelin o Black Sabbath, quando sappiamo tutti che ascoltare ‘Superunknow’ è diventato il primo comandamento in sostituzione del “Non avrai altro Dio all’infuori di Me”. Dunque non boccerò questo disco, perché alla fine l’originalità o la sperimentazione conta fino ad un certo punto. Non importa cosa fai, ma come lo fai, e i Godwatt lo fanno decisamente alla grande.
A ripensarci, dopo tutto questo discorrere, sarebbe bastato un bel “grande disco signore e signori! Suona da paura! Cosa fate ancora qui? Andate a sentirvelo!” Buon ascolto.
Voto: 7
Davide Giustozzi