(MeatBeat Records 2015)
Un brano come 1982, posto all’inizio della loro raccolta “Promises”, chiarisce immediatamente gli intenti e le influenze possibili dei torinesi We Are Waves: metronomica batteria elettronica, basso epico, risacche di chitarra sotto vuoto e voce profonda/risonante. Siamo in piena temperie “neo-new wave”, tra primi Editors e esordienti White Lies. Proprio la band di Harry McVeigh, Charles Cave e Jack Lawrence-Brown rappresenta il ricordo più immediato (sentire la “cavalcatona” Promises o la ballatona Silent Lullaby) che sovviene all’ascolto del quartetto piemontese, in primis per il cantato e la sei corde di Fabio Vissone. Aiutano, certo, anche i sintetizzatori di Cesare Corso e la imprescindibile, in questo genere, sezione ritmica (Fabio Menegatti: basso: Francesco Pezzali, batteria).
Confezione – sonora e visiva – altamente professionale.
Aspettiamo la loro Farewell to the Fairground.
Voto: 6
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