(Autoproduzione 2015)
Proprio quando pensavate che il folk alternativo italiano stesse per assumere la posa da encefalogramma piatto (fortunatamente) ecco che sbucano con un defibrillatore i marchigiani Elpris, con il loro omonimo album di debutto. Infatti tutti quelli che speravano che l’epoca delle band da Primo Maggio fosse finita, dovranno mettere via spumante e fuochi d’artificio, perché per quanto tutto in questo disco sappia di trito e ritrito, i cliché di genere ci sono tutti, e a certa gente piace ascoltare quello che ha sempre ascoltato: un fan degli AC/DC sono 40 anni che ascolta 4 accordi, dunque non vedo motivo alcuno per cui un glorioso fan di Modena City Ramblers, Bandabardò e affini, non possa aprire l’armadio, prendere il maglioncino beige che tante ragazze in visibile disagio alcolico sedusse e la giacca marrone di velluto “che manco nonno”, e mettersi a saltare sulle note vivaci di violino e organetto degli Elpris con l’immancabile bricco di tetrapak pieno di solfiti che in certi ambienti chiamano anche vino. La verità però è che del disco si salva veramente poco, forse solo la voce e il basso emergono per personalità, il resto è veramente piatto e banale, per non parlare delle liriche che starebbero meglio in un blog di quindicenni che in un disco che prova ad inserirsi in una tradizione che attinge anche da un certo cantautorato. Radical chic di tutto il mondo, unitevi! Per tutti gli altri invece sarà già dura vivere sotto la minaccia di un nuovo disco degli AC/DC che non avranno proprio bisogno dell’ennesima band alt-folk italiana. Buon ascolto.
Voto: 5
Davide Giustozzi