(Autoproduzione 2015)
Titolo pasoliniano per il progetto performativo dell’artista Marco Fagotti, ovvero un “farsi” improvvisat(iv)o di parole e musica, prendendo spunto dalle sollecitazioni della platea che assiste e partecipa alla “azione comunicativa”. Il musicista osimano, già tra i fondatori della “net-label no-copyright” Anomolo e anima del (buon) gruppo post-punk Luxluna (“Io ricordo tutto” del 2004), ora racconta storie “dal vivo” e “sul momento”, con parole e musica: in pratica, Marco Paolini più Tuxedomoon (senza violino). Rispetto all’attore veneto, risalta meno la componente ludico – ironica e, in generale, tende a prevalere il flusso sonoro.
Apprezzabile da un pubblico aduso al teatro di parola e di “performance” (che infatti, in tutta Italia e anche in spazi “culti”, lo ascolta).
Voto: 7
Marco Fiori