(Pulver and Asche/Africantape 2016)
Tatum Rush, nato a San Diego, ma cresciuto tra Italia e Svizzera, dopo aver militato nei Meadow e nei Great Black Waters, esordisce a nome suo con questo lavoro fatto di soul lascivo, r’n’b ed electro-pop.
Come un Prince 2.0 Tatum Rush gioca con falsetti e sensualità, contornato da ragazze disinibite ed esibizioniste, inviando messaggi volutamente ambigui rispetto alla sua identità sessuale, e gioca molto con le sue capacità canore, alternando falsetti a momenti più caldi e densi.
Tra miscele di funky e hip-hop-soul (Tenerife) e l’electro-pop letto in chiave jazzata (Black magic queen) Tatum Rush si lascia andare anche al blues di Burn some gas e allo scarno folk Usa di Distractions, giusto per non dimenticare dove è nato.
Voto: 7
Vittorio Lannutti