(Innova 2016)
“La distorsione armonica totale”, leggo su wikipedia, “è un parametro che informa della distorsione che un dispositivo introduce nei segnali elettrici che lo attraversano.” Con un titolo così, non è strano incontrare molti rumori e distorsioni acustiche in quest’album, opera di un trio australiano. I primi brani aprono un percorso (abbastanza interessante, ma lo potrebbe essere di più) nella sperimentazione e nell’improvvisazione. Il primo (Pop) soprattutto grazie al gioco tra clarinetto ed effetti rumoristici e percussivi; il secondo (Stretching), in particolare in virtù del sound suadente degli accordi limpidi di chitarra, in primo piano su uno sfondo di sgocciolii elettronici. La terza traccia (THD, appunto), ci aggredisce con un discreto casino di percussioni, chitarra elettrica e urli strozzati del clarinetto. La quarta e la quinta (Flaming Radio e Gloss) propongono atmosfere più enigmatiche, grazie al divagare del clarinetto tra il registro basso e le zone alte e distorte del suo spazio sonoro, in interazione insistita con percussioni, chitarra ed effetti. Uno sforzo incessante, e fallito, verso la forma-suono sembra animare quest’album (mi pare evidente nella sesta e conclusiva traccia, la lunga, forse troppo, Silent Endeavors). Non sono molte, tuttavia, le novità in questo disco e se in una performance dal vivo l’effetto potrebbe essere indubbiamente piuttosto coinvolgente, nella registrazione alcune delle ragioni di questo ascolto si perdono un po’.
Voto: 4
Alessandro Bertinetto