(Nusica 2016)
Gran bel disco questo “Saadif”, termine che significa incontro e che incarna l’anima guida del progetto, in cui ad adunarsi sono tre interessanti punti-fermi del jazz nostrano di ricerca – Nicola Fazzini (sax contralto e soprano), Alessandro Fedrigo (acoustic bass guitar) e Luca Colussi (batteria), già insieme dentro la creatura del XY Quartet e in altre realtà – per dare respiro ad un nuovo figlio di nome Hyper, e intendendo con tale moniker confrontarsi periodicamente con figure di rilievo dell’avant jazz globale, allo scopo di “sperimentare sonorità che vanno ben oltre i confini del jazz”. Quale migliore personaggio, quindi, con aprire le danze se non il chicagoano Amir Elsaffar, trombettista di origine araba, che del meltin-pot tra new jazz e roots ne ha fatto una missione, e che da già diversii calendari è un gettonato collaboratore dell’area avant newyorkese e non (Vijay Iver, Mark Dresser, Gerry Hemingway, …), cui si aggiunge il recente coinvolgimento del nostro nello studio della musica ottomana, del Santur – una cetra su tavola – e delle tecniche vocali mediorientali. Diletto, l’ultimo, di cui darà un assaggio dal timbro litanico nei pezzi da lui firmati alla bisogna, in cui è facile dedurre quel mood bilaterale dove convivono le angolazioni aperte dell’avantjazz metropolitano, e quelle più arcaiche risalenti alla tradizione musicale dei propri avi. Ecco dunque Kash Reng, schiusa dopo ad un jazz ritmico guizzante e ipnotico da marcetta popolare dove primeggia la tromba, l’informale collettivismo finale di 13th of November, la tersa soavità arabeggiante come motivo guida dalla finale Human Tragedy. La restante anima della scaletta, con pezzi di Fedrigo e Fazzini, è un coacervo spigoloso di jazz urbano su cui soffia infuocato anche il ruggito di Ornette Coleman, sospinto da palpitanti colpi di basso corposo (Mono Esa Ono con un grande Fedrigo conduttore del ritmo), oppure dalle variazioni cromatiche di Hyper Steps e dalla tonante energia di Futurifmi. Esaltante.
Voto: 8
Sergio Eletto