(Sofa 2019)
Il trombonista norvegese Henrik Mukeby Nørstebø e il musicista/compositore austriaco Daniel Lercher, s’incontrano in Cecoslovacchia nel 2010 nell’ambito di un’orchestra impro/austro/ceco/scandinava che li vedeva in formazione.
Di li a poco, i due comincian a elaborare un fascinoso e austero suono d’insieme, che sviluppa e muove per l’elemento sottrazione.
Nørstebø, amplia e affina il suo bagaglio di sibili, frequenze basse e utilizzo integrale del corpo strumento tramite amplificazione e regolazioni fisiche, mentre Lercher, di programmazione software in real time, si modula, elabora e affianca, le emissioni sonore di Nørstebø (che rimangon pressoché inalterate).
Il bilanciato mix acustico/digitale genera una prima uscita come duo nel 2014.
Poi, nel 2017, la possibilità di una residenza di una settimana sull’isola di Sula, poco fuori Trondheim, li porta ad invitare Julie Rokseth con la sua wind harp a unirsi a loro.
Circondata dal mare, sull’isola vi è una comunità di poche decine di persone, la visione dell’oceano influenza e modula ogni pensiero, plasma le forme e la roccia, impossibile non sia cosi.
I nostri, raccolgono field recordings, registrano lo strumento a vento della Rokseth (un’arpa a diciannove corde che esposta nella giusta angolazione e con la dovuta quantità di vento, risuona del proprio spettrale canto) e ci aggiungono del minimale loro.
Sul finire delle registrazioni, un’ottantenne del luogo, che in paese dicevano possedere una bella voce e spesso si fermava dalle loro parti per vedere cosa combinassero, li omaggia intonando un canto.
Quello che non dura, si stacca e cade, quello che non serve, cade e li rimane.
Vento, terra e mare fanno festa.
Puoi rimanere a guardare, ma stai zitto e non far rumore che non sei di troppo per questioni di un niente.
Cangiante magica visione.
Voto: 8
Marco Carcasi