(Autoproduzione 2019)
Trio di base bolognese (la geografia non tradisce, l’aroma Cesare Cremonini si sente: Charles Watson, E non resta più niente), ma con la testa musicale nell’Albione brittpoppara degli anni Novanta (Il robot che sembrava me), Le Frequenze di Tesla risultano, all’inizio e alla fine, tanto tanto beat (anzi, meglio, “bit”: Come allo specchio).
In effetti, i chitarristi, bassisti e tastieristi Enrico Fileccia/Matteo Cincopan e il batterista Vinicio Zanon Santon assomigliano a dei Giganti (cantano tutti: La copia di lei) cresciuti nell’epoca dei Kula Shaker (Borderline) o ‒ ancor di più ‒ di Daniele Groff (Giochi di ruolo, Le migliori evidenze).
Nostalgici del Muro delle Meraviglie, fatevi avanti.
Voto: 7
Marco Fiori
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