(Aagoo 2019)
Con il sesto album, il combo termano si è allargato, con l’ingresso del sassofonista Luca Di Giammarco. L’arrivo del quinto membro ha in parte spostato l’asse del sound degli Inutili verso il freejazz. Tuttavia, la matice resta quella di una nowave sperimentale e molto variegata.
Se la presenza di Di Giammarco è il valore aggiunto dei primi due chilometrici brani, il noise-freejazz Rooms e l’instabile esplosione di feejazz-funk-rock di Speeds (Japanese), già dal terzo brano il gruppo con Space time bubble si riappropria dell’attitudine punk, con una miscela di jazz-core-funk.
I quasi nove minuti e mezzo di Star whores si dipanano lungo le coordinate di un math circolare ed intenso, non tanto distante da ciò che accade in Singing dogs, brano più irruento e noise.
Con i quasi diciannove minuti di Too late, invece, i teramani si lasciano andare ad un brano che per oltre la prima metà ha un tiro forsennato e serrato, mentre dopo rallenta gradualmente fino alla fine con un mood psichedelico.
“New sex society” è un altro colpo ben assestato, perché gli Inutili hanno dimostrato come si possono miscelare e sperimentare sonorità non scontate, ma trovando sempre quel quid che in pochi sono ancora in grado di trovare.
Voto: 9
Vittorio Lannutti