Michael Torke ‘Sky’


(Albany 2019)

Non è certo una novità, per il compositore americano Michael Torke (nato nel 1961), confrontarsi con generi musicali extra-colti, come il jazz, il funk, persino la disco music. Il Nostro non si era tuttavia ancora avvicinato alla musica bluegrass, fino a che la violinista Tessa Lark (pregevole interprete del genere, oltreché affermata musicista classica) gli commissionasse un concerto dove fossero inglobati elementi di questa forma popolare così caratteristica della cultura americana. Il risultato, riuscitissimo, di questa fusione, è Sky (2018). Scritto nei canonici tre movimenti (allegro-lento-allegro), questo concerto per violino – suonato magnificamente dalla Lark, capace di produrre sonorità che si avvicinano a volte a quelle del fiddle o del banjo – si segnala per la varietà e la brillantezza dei motivi melodico-ritmici che si susseguono scalfendo la monotematicità spesso cavalcata da Torke, il quale tuttavia non rinuncia alla tanto amata coesione strutturale, ottenuta attraverso calcolate riprese e sottili variazioni. L’equilibrio tra i mondi della musica colta e di quella vernacolare è magistrale: c’è da scommettere che quest’opera si imporrà ben presto come un classico della letteratura (quantomeno americana) per violino e orchestra. Negli altri tre concerti – West, South, East (2016), rispettivamente per fagotto, oboe e clarinetto – affiorano stilemi propri della scrittura Torke-iana, come il lirismo sognante e nostalgico sposato a una vitalità ritmica di stampo post-minimalista; tratti, questi, che acquisiscono una particolare efficacia e forza comunicativa – peraltro mai assente nella musica del compositore americano – grazie alla compattezza dei lavori, la cui durata si aggira intorno ai dieci minuti ciascuno. La Albany Symphony guidata da David Alan Miller esegue con maestria e trasporto queste pagine gioiose e ricche di colori di un autore che, una volta di più, si rivela un maestro della scrittura orchestrale.

Voto: 8

Filippo Focosi

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