(Light Item 2019)
Con questo nuovo lavoro il duo è tornato alla forma espressiva del rap, tuttavia, a differenza del passato, non per destrutturare o ristrutturare, ma per un’urgenza dettata dalla necessità di contrastare.
Con brani più corti e con argomenti variegati, in cui ogni traccia è concatenata con quella successiva, “Malæducaty“ è un disco che nasce direttamente nell’amarezza della sconfitta, vissuta dal duo nei contrasti con il pubblico e con le varie strutture umane e l’attualità.
Le basi elettroniche sono essenziali e molto spezzettate e scheggiate, non c’è spazio per la melodia ma solo per la rabbia, per la rivendicazione e per vomitare tutta l’angst accumulata.
Il meccanismo portante, infatti, è il dissing, un regolamento di conti in cui ci si accorge che, per quanto ci si sforzi, i conti non tornano mai con conseguente frenata e stemperamento dei toni. Ciò il duo lo esprime con l’ironia sul politically correct di Vegan stammi vicin o con la cinica di Fascia di età.
Si respira molo hip hop old school, che emerge soprattutto in brani come Lingua memese e nello scioglilingua di Cambia domanda.
Discorso a parte merita La macchina del tempo libero, che riprende un vecchio tema degli anni ’70, sulla liberazione dal lavoro, concetto indispensabile di questi tempi di sfruttamento e di ritorno al lavoro a cottimo.
Voto: 8
Vittorio Lannutti