(Da Vinci Classics 2019)
Ci sono diversi modi di essere minimalisti. Uno è quello praticato, negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, dai vari Reich, Glass, Riley, i quali puntavano su processi additivi o di sfasamento graduali al fine di pervenire a stati di trance o di immersione psico-fisica in paesaggi sonori ideali. Un altro modo è, all’opposto, quello della sintesi estrema, che si concreta nell’isolare un frammento melodico o una cellula ritmica dando a essi il massimo risalto all’interno di forme temporalmente contenute. Questa strada, tracciata da illustri autori come Satie e Skempton, è perseguita anche dal giovane violoncellista e compositore Enzo Caterino, classe 1978. Le quattro composizioni da lui scritte e qui eseguite, al fianco del contrabbassista Orazio Ferrari, si presentano nella forma di suite suddivise in movimenti relativamente brevi, che non arrivano mai ai quattro minuti di durata e talvolta non superano nemmeno il minuto. Ciascun movimento possiede un carattere espressivo chiaro e ben definito da una determinata idea melodica o da un particolare inciso ritmico, che vanno ad occupare per intero lo spazio del brano, imponendosi sin da subito all’ascoltatore con una freschezza e una immediatezza mai banale. I due strumenti dialogano con una tale coesione da sembrare, a tratti, indistinguibili sotto il profilo timbrico. L’evidente godibilità dell’ascolto di questi pezzi è frutto di un sapiente lavoro di sottrazione e di tornitura – per così dire -, che ripaga la nostra attenzione con un’esperienza d’ascolto che sa tingersi di tonalità emotive tanto introspettive quanto solari ed estroverse.
Voto: 7
Filippo Focosi