Bo Meson & Martin Archer ‘288/Babel’

 

(Discus Music 2020)

Un caso tipico di disco parlato. Una voce monotona, anzi monotóna, quasi meccanica, e metallica, senz’altro tetra e impietosa, ossessiva, arcana e assolutamente distopica narra. Narra e recita su basi musicali nebulose, anch’esse statiche. Il tutto mi ricorda un po’ i film di fantascienza anni ’70, quelli in cui il 2020 sarebbe apparso come un anno in cui l’umanità sarebbe stata sulla via dell’estinzione a causa di una calamità naturale, tipo una pandemia.
Il sound del violino (Graham Clark) e del violoncello (Maja Bugge) risalta nei 13 brani in cui si articolano quelle che in realtà sono due composizioni per sestetto ad opera di Bo Meson (una delle voci narranti insieme a Peter Rophone e Wolfgang Seel) e arrangiate da Martin Archer (clarinetti ed “software instruments”): 288: The Idiolect Twixt Goethe and Rasputin, in gran parte recitato/narrato in tedesco, e A Horizontal Babel. Questo genere di progetti discografici in genere non mi entusiasma; forse perché la fatica di decifrare le parole non è compensata da una gratificazione acustica. E questo è il punto di questa poesia recitata e accompagnata musicalmente. Ma non so se un testo in italiano mi avrebbe maggiormente soddisfatto. Altra cosa sarebbe assistere a una performance dal vivo: ma tant’è, questo è un disco, non una performance dal vivo. E comunque a quanto pare per un po’ di performance dal vivo ahimé non ce ne saranno. Il che è quanto mai triste e distopico. Proprio come in un film di fantascienza degli anni ’70.

Voto: 5

Alessandro Bertinetto

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