(Cantaloupe Music 2020)
Per il suo decimo album in studio, giunto dopo ben cinque anni di gestazione, la chitarrista e compositrice americana Kaki King ha scelto un titolo quanto mai appropriato ai tempi che stiamo vivendo. La pandemia ci ha infatti costretti a riflettere su ciò che di più caro stiamo perdendo; parte del nostro tempo, dei nostri modern days lo passiamo in compagnia dei ricordi del nostro passato anche recente, dei nostri yesterdays. Questo stato d’animo nostalgico e introspettivo si riflette sulle undici tracce scritte, arrangiate e suonate dalla King alla chitarra, con l’ausilio discreto e mai invasivo dell’elettronica. Brani che equivalgono a veri e propri distillati emotivi in veste sonora, scevri di qualsiasi sterile virtuosismo, giocati su sequenze accordali, delicate melodie, pattern ritmici che possono richiamare generi come il blues o il rock, seppur rivisitati in una chiave più astratta ed eterea. Una musica che, nel suo dipingere evocativi paesaggi sonori, può richiamare alla mente il Ry Cooder del film Paris, Texas di Wim Wenders. Con questo lavoro, Kaki King lascia il segno sulle nostre anime turbate, con pochi quanto efficaci gesti.
Voto: 7
Filippo Focosi
