(ECM, 2020)
Distintosi sin dalla seconda metà degli anni ’80 come uno dei più talentuosi e, soprattutto, originali chitarristi jazz della sua generazione, capace di brillare sia in contesti di ‘loud jazz’ (come li ha definiti a volte egli stesso, in riferimento alla sua produzione più marcatamente jazz-rock o ‘fusion’) che in contesti di ‘quiet jazz’ spazianti dal duo al trio al quartetto a organici ancora di altro tipo, John Scofield è senza dubbio uno dei nomi più rappresentativi del panorama jazzistico degli ultimi decenni. Fra i vari contesti in cui Scofield ha avuto modo di esercitare la propria creatività ed espressività come compositore e come improvvisatore, la formula del trio chitarra/basso/batteria ha rappresentato senz’altro una delle formazioni ormai classiche per lui, soprattutto nel caso del trio quanto mai affiatato con altri due fuoriclasse come Steve Swallow e Bill Stewart. ‘Swallow Tales’ è l’ultima prova discografica di questo straordinario trio, attivo ormai da parecchi anni e, con il suo stile peculiare e il suo ‘interplay’ difficilmente eguagliabile in termini di intesa istantanea fra i tre musicisti (in questo forse paragonabile alla altrettanto difficile eguagliabilità dell’intesa vigente in trii come quello di Keith Jarrett, Gary Peacock e Jack DeJohnette o pochi altri), capace di ritagliarsi un proprio spazio unico e ben riconoscibile nel mondo del jazz attuale. ‘Swallow Tales’ si compone di nove tracce che si succedono e si snodano dinamicamente, fluidamente e per così dire spontaneamente, confermando l’impeccabile eleganza di Scofield, Swallow e Stewart come performer. Caratteristica peculiare di ‘Swallow Tales’, com’è già intuibile dal titolo del disco del resto, è il fatto di essere interamente composto da brani di Steve Swallow, che Scofield – nelle scarne ma comunque efficaci ‘liner notes’ del CD – afferma di avere conosciuto e affrontato fin dai tempi dei suoi studi musicali a Berklee e di avere sempre considerato come dei veri e propri standard, dotati di una propria coesione e finanche classicità interna, e dunque meritevoli di essere reinterpretati e presentati unitariamente al pubblico in un’operazione di questo tipo.
Voto: 8
Stefano Marino