(Autoproduzione 2021)
Il bolognese Gianni Venturi è un bel personaggio fuori dal cerchio.
Voce degli Altare Thotemico, in “Socrate è Morto”, viaggia di solo voce e parole (tante, scarburate e in faccia al mucchio/gregge belante), trattate, sovrapposte, rese ritmo e ipnotico cupo drone.
Addosso ai muri, senza se e senza ma, talmente tanto da far quasi sorridere nella sua poetica resa.
Eppure, eppure, una bella zampata in faccia, alla rinfusa con lucidità svampata, sotto un sole che tutto appiattisce, notti insonni, invecchiamenti lavorativi abbrutenti e mode della fava che ti rincoglioniscono in attesa della fine che arriva, certo che arriva.
Capace di pietrosa tenerezza (Paese Che Crolla) per il circostante, in croce e pure troppo, a caccia di una speranza, poi non resta che lo sguardo rivolto verso l’alto e la ricerca delle nuvole.
Una pozza, dove puoi ammirare stupefacenti riflessi e poi affogare.
Voto: 7