“12 anni fa, quando sciolsi l’ultima formazione del Santo Niente dissi che non avrei mai più riformato il SN, ma l’unica certezza nella vita sono i primi 5 dischi dei Black Sabbath”. Con questa frase Umberto Palazzo ha introdotto il concerto della sua creazione ‘resuscitata’, seppur per il solo concerto abruzzese. Insieme alla gioia espressa da Cristiano Godano per aver rivisto Palazzo con il SN su un palco, ricordando il bel periodo trascorso insieme ai tempi del Consorzio Produttori Indipendenti, è stato il momento topico di una bellissima serata, che gli appassionati del miglior rock-noise indipendente degli anni ’90 e sue ramificazioni, hanno goduto in una fresca sera estiva sulla costa abruzzese.
La serata era centrata, ovviamente, sul trentennale di “Catartica”, il disco d’esordio dei Marlene Kuntz, che in questo tour stanno riproponendo per intero, insieme ad una buona manciata di brani tratti dalla loro produzione migliore, vale a dire “Il vile” e “Ho ucciso paranoia”.
Andiamo dunque con ordine.
Alle 19.00 salgono sul palco gli ottimi Oslo Tapes, capitanati da uno dei migliori artisti italiani in circolazione: Marco Campitelli. In 40 minuti gli OT hanno deliziato il pubblico con sei brani tratti dagli ultimi due dischi. Hanno iniziato con la dilatata e psichedelica Gravity , in cui si sono sentiti in modo particolarmente accentuati echi di The Cure e Sigur Rós, mentre le centrifughe chitarristiche e le circolarità di Zenith avevano un’impronta velvettiana. Particolarmente eccitante è risultata Middle Ground, con ritmiche in crescendo e chitarre in acido, brano migliore insieme a Somnambulist’s Daydream per le bellissime svisate e i feedback che tornavano puntuali sul luogo del delitto, rendendo il brano molto catchy, grazie anche al cambio di registro stilistico che ha virato verso un funk psichedelico in velocità e irresistibile.
I Voina, anche loro di Lanciano, come gli OT, hanno dimostrato di essere degli ottimi animali dal palcoscenico, con un set frizzante ed esplosivo, grazie all’ottima miscela di punk, post-punk e rock e con testi dissacranti e per certi versi anticonformisti.
Poco dopo le 21.10 finalmente, almeno per il sottoscritto, inizia il set del SN che, oltre ovviamente a Palazzo, ha in formazione Marco Campitelli al basso, anche in questa veste è stato ottimo, e Alessio d’Onofrio alla chitarra, dall’ultima formazione del SN. Il primo brano è Occhiali scuri al mattino, che insieme a Luna viola, con un ottimo D’Onofrio, è l’unico brano tratto da “Il fiore dell’agave”. Gli altri brani infatti appartengono tutti ai primi due dischi, oltre a una fantastica Wir sind partisanen, in mezzo dunque La vita è facile, Cuore di puttana, che Palazzo dice di aver rubato il titolo a Lucio Dalla, Fiction, È aria. Tuttavia, il massimo è stato raggiunto con Divora, grazie alla corista che ha più che degnamente sostituito Ginevra Di Marco, tanto è vero che a Palazzo, e non solo, ha fatto venire i brividi. L’ultimo brano del set, dopo Andarsene via e Pornostar è stato Elvira, che Palazzo ha dedicato a Gabriele Ceci, con cui l’ha scritta e che è scomparso l’anno scorso. Dopo poco meno di 45 minuti, prima di lasciare il posto ai MK, Palazzo, visibilmente emozionato, saluta dicendo che non poteva esserci una fine migliore. Grazie Umberto!
I Marlene Kuntz hanno suonato per un’ora e mezza un set infuocato. Godano e soci hanno dimostrato di essere in gran forma. Godano non ha parlato molto, ma di quel poco che ha detto, la cosa più toccante è stata la dedica del tour a Luca Bergia. Particolarmente eccitanti sono stati i duelli noise tra Godano e Riccardo Tesio, per cui Transudamerica è stata rallentata e tirata, a Fuoco su di te hanno dato un arrangiamento funky e veloce, mentre Retrattile è stato il brano più noise e con Festa mesta il pubblico è andato in visibilio.