Report dal 68. Festival Internazionale di Musica Contemporanea – Musica Assoluta / Absolute Music, della Biennale di Venezia, giornate di Giovedì 26, Venerdì 27, Sabato 28, domenica 29 settembre 2024

Anche quest’anno sono riuscito ad essere presente alla Biennale di Musica di Venezia, edizione n. 68 che con il titolo Musica Assoluta / Absolute Music, sanciva il 4° anno di mandato della direttrice Lucia Ronchetti (qui l’intervista) e si proponeva di cercare di ragionare sulla possibile attualizzazione ai nostri giorni del concetto di ‘musica assoluta’ introdotto nel 1846 da Richard Wagner. Termine che indica una musica scritta indipendentemente da qualsiasi impiego extramusicale che non sia l’ascolto totale e appunto ‘assoluto’ della musica stessa. Quindi per chi come me vive ‘immerso nel suono’ uno stimolo importante a partecipare agli spettacoli da spettatore per capirci qualcosa di più. Di seguito il report giorno per giorno:

Giovedì 26
Veniamo a noi: L’immersione nel suono della Biennale è iniziata giovedì 26, al Teatro della Fenice, dove ho potuto assistere al concerto di apertura del Festival che, per la prima parte, ha compreso l’esecuzione in prima italiana dell’opera ‘Wound’, della compositrice inglese, Leone d’Oro di quest’anno, Rebecca Saunders e per la seconda parte l’esecuzione dell’opera della compositrice sudcoreana Unsuk Chin, Puzzles and games from Alice in Wonderland, che vedeva sul palco anche la soprano Siobhan Stagg, insieme all’orchestra del Teatro, i 18 componenti dell’Ensemble Moderne e sul podio il maestro Tito Ceccherini.

Questa prima sezione si chiamava Polyphonies, in cui venivano presentate complesse composizioni per orchestra, con solisti e trattamento elettronico. L’opera ‘Wound’ si è rivelata all’ascolto maestosa, complessa, con l’orecchio e l’occhio costantemente in tensione, per non perdere ogni possibile suono che veniva dagli strumentisti, ogni possibile tassello musicale che mi permetteva di cercare di comprendere la portata e il senso della profonda ricerca sonora della Saunders. Da contraltare ha fatto il lavoro Puzzles and games from Alice in Wonderland, che complice la bravissima soprano Siobhan Stagg, si è svolto in modo frizzante, spumeggiante e divertente e ha reso palpabile il piacere dell’ascolto musicale.

Venerdì 27
Il venerdì è stato un giorno intenso, sia per gli ascolti che per i concetti espressi: in mattinata mi sono recato alla Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, alla cerimonia di consegna del Leone d’Oro alla carriera a Rebecca Saunders. Attraverso le parole della direttrice Lucia Ronchetti che ha spiegato le motivazioni del premio ho potuto approfondire la comprensione dell’opera della compositrice, della sua capacità di attrarre l’ascoltatore, cito: “per la raffinatezza della sua ricerca e delle sue intenzioni compositive, per l’attenzione che dedica al microcosmo sonoro, per la sua capacità di creare nell’ascoltatore un’area riservata di ascolto, uno spazio acustico intimo e interiore che evolve e amplifica l’immaginario sonoro. Saunders concepisce una temporalità specifica per ogni lavoro che diventa indagine e sperimentazione sull’esperienza dell’ascolto. La sua elaborazione del materiale sonoro è profondamente speculativa e allo stesso tempo fortemente empirica e materica, legata alla performance e alle ricerche di innovative strategie esecutive”.

Subito dopo ho assistito alla conversazione tra Rebecca Saunders e l’artista inglese Ed Atkins, collaboratore da tempo della Saunders, con cui ha riflettuto sulla sua arte, sul suo continuo interrogare lo spazio sonoro, il suo continuo cercare il “contatto” con il suono, attraverso il corpo durante la giovinezza come ballerina, e attraverso gli strumenti dell’orchestra con le sue partiture. Un’interessante conversazione che mi ha aperto una finestra su un’artista che devo sicuramente continuare ad approfondire.

Nel pomeriggio, per la sezione assolo, sempre nella Sala delle Colonne, ho assistito all’esecuzione di tre opere, eseguite al pianoforte dal pianista francese Bertrand Chamayou: il giovane compositore di Biennale College Musica, Miles Walter, con il suo Fantasy For Piano Solo, del 2024, una prima esecuzione assoluta; Unsuk Chin con il suo Piano études 1-6 (1995-2023), questo brano prima esecuzione italiana, ed infine George Benjamin con il suo Shadowlines sei preludi canonici per pianoforte, brano del 2001. Tutti e tre i brani sono stati eseguiti perfettamente da Bertrand Chamayou, ma stilando una classifica di gradimento, ho apprezzato maggiormente il brano di Unsuk Chin per la sua presa più avvincente sull’ascolto, con a seguire il brano di Miles Walter, e quello di George Benjamin.

La sera mi sono spostato all’Arsenale, al Teatro alle Tese per ascoltare l’esecuzione dell’opera del compositore francese Gérard Grisey, intitolata Le Noir de l’étoile per sei percussionisti, suoni registrati e trasmissione di segnali astronomici, elaborata negli anni 1989-1990. L’ensemble di percussioni che ha magistralmente eseguito l’opera è stato l’ET|ET – Ensemble This – Ensemble That (Brian Archinal, Victor Baceló, Bastian Pfefferli) con Federico Tramontana e Alexsandra Nawrocka provenienti dalla Biennale College Musica Performer, e il sound projection di Thierry Coduys. Il pubblico ha avuto la possibilità di girare per la stanza allestita e seguire il suono prodotto dall’Ensemble in presa diretta. Il concerto è stato molto bello, con il suono continuamente in movimento, liminare alla percezione uditiva e subito dopo presente in maniera decisa, che ha creato un’ambiente crepuscolare che ha immerso l’auditorio in un’esperienza sonora incredibile.

Sabato mattina padiglioni auricolari “totalmente aperti” per la tavola rotonda Absolute Listening, per l’Ebu (Euopean Broacasting Union) per la sezione ricercare, dove ho assistito, grazie agli studiosi presenti, ad una discussione interessante sulle modalità di ascolto musicale del passato, su quelle attuali, coadiuvate dalle più moderne tecnologie e sulle questioni sollevate dal poter pensare l’ascolto musicale qui e ora e ipotizzare il futuro dei suoni in libertà.

Alla sera altra immersione “assoluta” in questo mare di suoni e visioni della Biennale, grazie al Teatro Picccolo Arsenale dove, per la sezione Sound Structures, ho assistito ad altre due esecuzioni: una dell’opera ‘Ritual’ di Alice Hoi Ching Yeung per tre percussionisti, prima esecuzione assoluta, che ha visto alle percussioni Brian Archinal, Federico Tramontana e Aleksandra NawrockaBiennale College Musica Performer, e l’altra dell’opera ‘Skullì di Rebecca Saunders, del 2023, eseguita dall’Ensemble Moderne diretto da Bas Wiegen.

In questo caso i brani eseguiti mi sono risultati “asciutti”, minimali nell’approccio e nell’esecuzione, quasi spogliati di ogni possibile via di fuga, concentrati nell’espressione della loro essenzialità sonora, densi, innervati di intensità.

Domenica 29

La domenica, prima della partenza, mi sono recato a Cà Giustinian per assistere alla celebrazione della consegna del Leone d’Argento all’Ensemble Moderne, ensemble di musica contemporanea tra i maggiori al mondo, che raccoglie professionisti provenienti da svariate nazioni e che ha una struttura che non ha euguali in tutto il mondo. Tutti i musicisti partecipano in maniera democratica alla selezione delle opere, e si occupano dei progetti e delle questioni finanziarie.

Per me è stato un momento importante di approfondimento di una realta musicale di cui sinceramente conoscevo molto poco, ma che vista dal vivo e, grazie alla chiacchierata serrata, puntuale, approfonditissima, quasi da interrogatorio, che la musicologa Leonie Reineke, ha avuto con alcuni rappresentanti dell’Ensemble, ascoltata raccontare sua genesi, la sua quotidianità, e la sua filosofia di musica è stato un momento importante della mia, seppur breve, permanenza nella Laguna.
A chiusura di questa bellissima esperienza – grazie alla Biennale Musica suoni e riflessioni intesi e radicali – il viaggio verso la macchina e il ritorno a casa, pronto a ripartire per, citazione tributo, ascoltare nuovi suoni mai eseguiti prima.

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