Oren Ambarchi ‘Ghosted II’


(Drag City 2024)

La musica del polistrumentista australiano Oren Ambarchi abita quel territorio – che lui stesso ha contribuito a definire – in cui il jazz incontra, e si fonde con, la world music, l’ambient, e il minimalismo, e che lo accomuna ad artisti (pur provenienti da percorsi differenti) come (tra gli altri) Jeff Parker, The Necks, Carlos Nino, Fire!. Questo secondo capitolo della serie intitolata Ghosted, licenziata a due anni di distanza dal capitolo precedente sempre dalla Drag City Records, si caratterizza di nuovo per la capacità che ciascuno dei quattro brani ha di catturare da subito l’attenzione, grazie a incisi melodici che si imprimono indelebilmente nelle orecchie dell’ascoltatore, anche in virtù della loro iterazione insistita ed espansiva. La ripetitività delle trame sonore intonate dalla chitarra di Ambarchi si stempera nelle linee sinuose del basso di Johan Berthling e nei raffinati fraseggi ritmici di Andreas Werliin, dando luogo a paesaggi musicali e mentali di innegabile fascino. I tre musicisti dialogano in grande sintonia, senza mai deviare dal flusso sonoro organico da loro stessi tracciato, ma aggiungendovi di quando in quando delle micro-variazioni melodiche, ritmiche o timbriche che lo rendono ancor più accattivante nel suo incedere graduale e ipnotico. Particolarmente interessante è anche l’utilizzo – discreto quanto efficace – dell’elettronica da parte del trio, che si conferma in grado di sedurre l’ascoltatore lavorando con impareggiabile maestria sui dettagli formali, sulle sfumature timbriche, su quegli “scarti” musicali tanto minuti quanto importanti sotto il profilo emozionale ed evocativo.

Voto: 8/10

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