(Aut Records 2024)
Davvero bello questo Cd licenziato dalla Aut Records pochi mesi fa e firmato dal quartetto di musicisti italiani che prende il nome di Kubri – al secolo, Andrea Cravedi (chitarra elettrica e acustica, saz), Nicola Perricone (contrabbasso, clarinetto basso), Riccardo Cavicchia (chitarra elettrica), e Vittorio Solinas (percussioni ed elettronica). Le otto tracce da loro composte ed eseguite si nutrono di influenze di vario genere – jazz, senz’altro; ma anche folk mediterraneo, post-rock, e minimalismo – amalgamandole in maniera sapiente e personale. La musica è caratterizzata da linee scarne, essenziali, e penetranti. A prevalere sono ritmi lenti, suadenti, e atmosfere introspettive e sognanti; sebbene non manchino – anche all’interno di uno stesso brano – aperture a scenari musicali luminosi e a tinte calde. Le linee melodiche finemente cesellate dal quartetto possiedono immediatezza e presa emotiva, e sono sviluppate con grande gusto e discrezione, giocando anche su delicati scarti nel tessuto timbrico, armonico e ritmico. Particolarmente suggestive sono le sonorità prodotte dalle chitarre avvolgenti di Cravedi e Cavicchia, dal basso sinuoso e profondo di Perricone, dalle ritmiche raffinate di Solinas, a cui si aggiungono in un paio di “songs” (mi viene naturale chiamarle così, senza voler sminuirne il respiro formale) il clarinetto di Sergio Piva (meraviglioso il dialogo col clarinetto basso di Perricone in “Malaspina”) e il vibrafono di Giovanni Baffi. Un disco da ascoltare con la dovuta calma e attenzione, lasciandosi trasportare dalle trame melliflue, dai colori cangianti, e dai paesaggi musicali acquarellati dipinti dal quartetto piacentino.
Voto: 7,5/10