Finalmente ce li siamo tolti di torno. Non nel senso cattivo ma in quello buono…. li salutiamo educatamente alla stazione e, sistemandoci il bavero del paltò, verso la via di casa pensiamo “meglio così… per loro e per noi”. I Suede sono arrivati ad essere quello che forse avevano sempre sognato di essere… una pop […]
Archivio Autore: Mauro Carassai
(Bloodstar 2002) L’australiana Cat Hope è una tra le figure più versatili e poliedriche dell’intero panorama musicale sperimentale (e non). Un’artista in grado di fluttuare con estrema agilità dalle oscure sonorità industrial-oriented del progetto Lux Mammoth alle crepuscolari dolcezze del pop decadente dei Gata Negra. La sua abilità nel cimentarsi con le più svariate forme […]
(EMI 2002) Ve lo dico subito. Non mi hanno mai fatto impazzire più di tanto, anche se intendo quantomeno precisare che non mi sono mai accodato a chi li considerava l’ennesimo proiettile pop sparato da Albione. I Coldplay eh? (tono alla Homer Simpson)… beh una band in possesso di un’innegabile sensibilità melodica del tutto personale. […]
M: Ehi.. hai sentito il disco dei Vines? C: Ma chi?… quegli australiani prodotti da Rob Schnapf? M: Mah.. non so .. il disco l’hanno registrato a Los Angeles…. C: Sì sì… sono loro allora… è una bufala dai… roba che Bush fa ascoltare a sua figlia per poter giocare al padre permissivo… M: Beh.. […]
(Bella Union/Wide 2002) Ironia, disincanto, attitudine slaker, canzoncine sornionamente intriganti, storie di vita quotidiana, morte quotidiana, ebbrezza quotidiana, sesso/amore quotidiano. Gli ingredienti della band che gioca al ‘Grande Gioco del lo-fi d’autore’ ci sono tutti in quest’album d’esordio dei Garlic licenziato dalla Bella Union. I riferimenti in fatto di sonorità sono ovvi e scontati: citare […]
Alla scoperta di fotogrammi di sensazioni nascoste nel sottobosco pop parigino. I Loons sono una delle realtà più affascinanti dell’indie pop made in France. Giovani sognatori pieni di disincanto e illusione al tempo stesso, improbabili materializzazioni viventi contemporanee di esistenze quali potevano essere quelle fotografate nelle copertine degli Smiths. Cinefili appassionati e autori di delicatezze […]
(4AD/Beggars Banquet 2000) Qualcuno potrebbe dirvi che i Mojave 3 sono noiosi e ridondanti come forse lo erano stati già gli Slowdive di Neil Halstead nella congerie shoegazer dei primi ‘90. O che si tratta di un’altra pop band dal sound uniforme, che incide da qualche anno lo stesso album sperando che nessuno se ne […]
Danno un’impressione terribilmente sciatta. La stessa di chi tira sempre fuori lo stesso vestito per le occasioni ‘in’ (ne esistono ancora per loro tra l’altro?), la stessa di chi porta tutti i partner rimediati per umana pietà nello stesso ‘ristorantino’. Si sentono cool , si sentono giovani, tipi “a cui la sicumera sta come un […]
(Sub Rosa 2002) Carriera stilisticamente altalenante per i Gene, tra le raffinate leziosità pop del vecchio “Drawn to the Deep End” e albums in qualche modo più diretti e ‘rockish’ style come il precedente buon “Revelations”. Lo stile che piega e allunga le gambe sull’altalena per spingersi, la qualità che sorride spensierata andando giù per […]
(Morr/Wide 2001) Poco più di mezz’ora di di tenui splendori, di arabeschi pop elementari e seducenti, di timida electro-sensibilità ricercata e preziosa. “Scary World Theory” è un rarissimo caso di qualità compositiva distillata in dieci episodi di popedelia sintetica stilizzata. Accompagnata da un team del tutto eccezionale imparentato con gli sperimentalismi soft di Notwist, Village […]