(Analog Arts Label 2014) Tre protagonisti della scena creativa californiana (Bruce Friedman, Derek Bomback e Alan Cook) riuniti in uno scarno trio garage/jazz (tromba, chitarra, batteria). A darci dentro di brutto fra soffusi torpori reinterpretativi (Carla Bley, Mongo Santamaria, Gil Evans, Jobim, My Funny Valentine) e brevi incartamenti impro di scarsa precisione. Qualcosa si salva […]
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(Autoproduzione 2014) Brescia, 28 Maggio 1974, Piazza Della Loggia. Le lancette degli orologi si arrestano alle 10:12. Nell’aria strazio e urla, dolore, paura e smarrimento. Otto corpi in terra per sempre. Altri 102, ce la faranno a rimarginar le ferite della carne, quelle dell’animo, non si può dire. Pioveva quel mattino, la piazza piena. Ci […]
(El Gallo Rojo Records 2014) Dall’andatura in apparenza svaporata/svagata, fischiettabile e più d’insieme che di sparsi spasmi solisti, stropicciato nel suo abito buono, ma in apparenza per l’appunto.La ciccia vera e un atto terzo (“Sugoi Sentai! Gatta!”, “Codename: Ohmlaut” i meritevoli precedenti), leggero e incisivo come pochi.Uno stralunato e coinvolgente tremito euforico quello trasmesso da […]
Di una sensualità inebriante “Sunken Cathedral”. Con le parole che restan mute a fior di labbra nel tentativo (vano), di circoscriver adeguatamente l’emozione che accende. Insieme organico di voce, organo, campane tibetane, percussioni assortite, elettronica, field recordings, radio, synth, piano, oggetti e performance corporea. Dove il vuoto dell’indicazione – file under (rock/pop/jazz/free/blah blah blah…), collassa […]
(Old Bicycle Records / Under My Bed Recordings 2014) Riluce ferina, la decima uscita della serie Tape Crash.Che nel primo lato dello split, Balestrazzi accende di umori soundtrack cosmico/elettroacustici (in progressivo disfacimento), non esenti da rifrazioni d’impalpabile folk (sognato/disturbato).Una ballata in tre parti (dedicata al Minotauro di Dürenmatt) che s’allunga fra detriti, pulsioni etniche e […]
(pFmentum 2014) L’incontro col trombonista/compositore del Missouri, Michael Vlatkovich, non si fa mai attender molto. Ed ogni volta è un piacere, poiché come leader o co-lead, grazie a un’ispirata e bizzarra vena compositivo/esecutiva (intrisa di pungente sense of humor), riesce quasi sempre a rimarcar una sensibile distanza, dal grigio borbottio che spesso affligge analoghi percorsi. […]
(Ruido Horrible 2014) Cruda documentazione su nastro, di un plumbeo rituale ululante “Live In Loophole”. Che sul principio indugia in distorte riflessioni alla Justin Broadrick, per poi saturar ogni spazio a disposizione, esibendosi in rabbiose pose Grey Area (o Industrial Records), traforanti e ascensionali. Fra morsi di suono in circolo, cupe invocazioni e dissezioni sanguinolente. […]
(Public Eyesore 2014) Opera intima, calda e sottilmente persuasiva “Avatar Women”. Quieta delizia sospesa, incrocio di progressioni etno/dronanti, screziature impro, raga avant/futuribili e nebbioline psych folk/blues. Dove la voce di Azure Carter si distende in pose trance mediorientali, mentre l’arsenale di corde world (suroz, sarangi, oud, cura cumbus, saz elettrico, cura saz, pipa, viola, violino, […]
(Splasch(H) Records 2014) Dopo il forte impatto emozionale di “E(x)stinzione”, l’unità Enten Eller, si raccoglie attorno un’esposizione maggiormente intima, che predilige la costruzione e risoluzione di fasi strumentali, dense d’istintuale autocritica. Sottraendo con fluida energia, retrocedendo in attento e reciproco ascolto, congegnando proposizioni condivise su cui stratificare con forza concetti ed azioni. Torna a collaborare […]
(Pfmentum 2014) Interno ed esterno, gesti, forme e luoghi. (Quasi) chamber music per sola voce. Tra risonanze, illuminazioni, ciclicità, ambienze e body language. Composizioni aperte, riprese in località dalla particolare risposta acustica. Una casa nel parco naturale di Joshua Tree, un acquedotto nel San Francisco Canyon, il California Institute For The Arts, stralci di viaggio, […]